Sostegno psicologico: in ambito clinico-sanitario, terapia in cui lo Psicologo agisce da Io ausiliario per il paziente “fornendogli” temporaneamente quelle funzioni psichiche o abilita che gli sono necessarie per recuperare informazioni cognitive, emozionali o di altro tipo, utili, al suo sviluppo e al suo benessere.
Nel sostegno lo Psicologo usa il proprio Io (e il proprio sapere, saper essere e saper fare) per colmare i deficit psichici del cliente/paziente (da non intendere necessariamente) in senso psicopatologico.
Il solo sostegno, senza le attività di abilitazione-riabilitazione, non implica l’acquisizione di nuove abilità o competenze nè tantomeno contente lo sviluppo di specifiche funzioni.
Attività di abilitazione-riabilitazione: attività terapeutiche in cui lo Psicologo agisce sempre da Io ausiliario con l’obiettivo, però, questa volta, non di sopperire temporaneamente ad una carenza (cognitiva, emotiva, relazionale) del paziente ma per far sviluppare nel cliente/paziente quelle abilità di cui ha bisogno per muoversi nella vita in modo autonomo, libero e maturo.
Ovviamente questa è una distinzione puramente teorica se consideriamo che molto spesso vengono integrate in un unico percorso di terapia psicologica.
Sostegno e attività terapeutiche di abilitazione-riabilitazione sono due facce della stessa medaglia e nel loro complesso sono ciò di cui ha bisogno un paziente/cliente per crescere e stare bene e meglio.
Luoghi comuni sul sostegno psicologico e le attività di abilitazione-riabilitazione:
- Il sostegno si rivolge solo a persone a cui non è stato diagnosticato alcun disturbo psicologico. FALSO: lo Psicologo può sostenere anche persone con diagnosi psicologico e ad aiutandole a contenere la loro condizione di salute cronica e aiutandole ad affrontare le sfide e i problemi della vita per i quali non sente di avere adeguate risorse cognitive, emotive e relazionali.
- Le attività di abilitazione-riabilitazione riguardano solo la neuropsicologica o la stimolazione di specifiche e singole funzioni cognitive. FALSO: secondo la letteratura clinico-sanitaria mondiale tali attività riguardano la presa in carico, a 360 gradi, di tutto il funzionamento mentale, psicofisico, relazionale che risulta fonte di disabilità, limitazioni nello svolgimento delle attività individuali e sociali, e restringimento della partecipazione sociale.