Gentile David Lazzari, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP),
chi Le scrive è Enrico Rizzo, Psicologo iscritto all’Ordine gli Psicologi della Regione Siciliana e amministratore di un gruppo facebook fondato nel 2013 avente al suo interno quasi 23500 iscritti ai quali ho inviato copia del seguente testo.
In questa breve lettera voglio esprimerLe, con molto dispiacere, il mio rammarico e la mia rabbia derivante dall’avere appreso, tramite i mass media e i social network, che ha firmato il decreto attivante il cosiddetto “Bonus Psicologo“, che sarebbe stato, a mio avviso, più opportuno chiamare “Bonus Psicoterapeuta Non Medico”.
In un’intervista da Lei rilasciata e immediatamente pubblicata sulla pagina facebook del CNOP, Lei afferma che tale firma -queste sono le sue parole riportate dal giornalista- “è un segnale concreto e anche culturale, perché in qualche maniera supera l’idea del disagio psicologico come una vergogna, invece lo riconosce come una necessità che va affrontata anche con l’intervento dello Stato, divenendo così un tema sociale“.
Personalmente ritengo che questa firma rappresenti in realtà, ancora una volta, dopo oltre trent’anni di Storia dell’Ordine degli Psicologi, l’affermazione del modello psicoterapeuticocentrico della cura che penalizza, come ha sempre fatto, anche la formazione universitaria e post-universitaria degli Psicologi che non vogliono diventare psicoterapeuti, pur volendosi occupare di clinica psicologica.
Personalmente ritengo, inoltre, che l’esclusione, in questo Decreto di Legge, di tutti gli Psicologi non Specialisti in Psicoterapia, rappresenti l’ennesima svalutazione non solo degli Psicologi non psicoterapeuti, di per sé, ma anche degli stessi Atti Tipici della professione, che sappiano essere la diagnosi, il sostegno, la prevenzione e le attività di abilitazione-riabilitazione.
Questo decreto ignora totalmente questi Atti Tipici dello Psicologo e toglie valore all’articolo 1 della Legge 56/89 (Ordinamento della Professione di Psicologo), che conoscerà meglio di me, ma che qui voglio ricordarLe:
Definizione della professione di psicologo. La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.
Articolo 1 della Legge 56/89 – ordinamento della Professione di psicologo
E Le voglio anche ricordare anche che il nostro Codice Deontologico così afferma:
[…] Lo psicologo in ogni ambito professionale opera per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace.
articolo 3 del Codice Deontologico degli Psicologi
Alla luce di questi due bellissimi articoli, non si comprende come sia possibile che un Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, che rappresenta l’intera comunità professionale degli Psicologi, possa aver ritenuto opportuno firmare un testo di legge che parla di “Bonus Psicologo” quando a poterne usufruire in verità saranno soltanto coloro che accetteranno, quasi obbligatoriamente, di sottoporsi unicamente ad un numero alquanto limitato di sedute di psicoterapia, attività praticata – secondo la Legge Italiana – anche dai medici formati in questa specifica terapia specialistica, ma che il Decreto non sembra prendere in considerazione, come se esistesse una psicoterapia di serie A, svolta dagli psicologi-psicoterapeuti, e una Psicoterapia di serie B, svolta da medici-psicoterapeuti, solitamente psichiatri o neuropsichiatri infantili.
Le pongo alcune domande:
- È così sicuro che una persona che mostra segnali o sintomi di disagio, a causa anche dell’impatto che il Covid ha avuto a livello individuale e sociale, abbia bisogno unicamente di sessioni di psicoterapia?
- È cosi sicuro che una persona, invalidata o danneggiata dal COVID, non necessiti o non preferisca invece sedute di sostegno o abilitazione-riabilitazione?
- È cosi sicuro che una persona che ha subito conseguenze fisiche e psicologiche, derivanti dalla pandemia, non abbia bisogno – anche, solamente o semplicemente – di un percorso di diagnosi o valutazione del suo stato di salute, anche solo per capire come sta, se soffre di un qualche disturbo psicologico o avere la possibilità di ricevere un feedback sul proprio funzionamento mentale, psicofisico, sessuale e relazionale, da parte di un professionista Psicologo competente in una delle tante aree della Psicologia Clinica, come potrebbe esserlo la Psicodiagnosi.
- Come può dare per scontato che tutte le vittime della pandemia abbiano bisogno di una psicoterapia?
- Come può dare per scontato che tutti coloro che soffrono o hanno sofferto, a causa della diffusione mortale, o potenzialmente mortale, di un virus, preferiscano rivolgersi ad uno psicoterapeuta?
Dare per scontato che una persona con un disagio psicologico abbia bisogno solo e necessariamente di sessioni di psicoterapia lo trovo alquanto ridicolo.
E trovo anche ridicolo che si svalutino gli Atti Tipici dello Psicologo, a prescindere dalla competenze specifiche di ogni singolo professionista, ignorandoli, squalificandoli, non ritenendoli necessari, quindi non inserendoli come possibilità di cura all’interno del Decreto.
Certamente nulla di tutto ciò Lei lo ha mai affermato a voce o per iscritto, ma in questo caso è la Sua firma, la Sua mano, il Suo gesto a parlare per Lei.
A tutta questa ridicolaggine aggiungo che trovo anche poco rispettoso della libertà individuale l’idea che una persona per poter star bene o meglio, da un punto di vista psicologico, debba necessariamente rivolgersi ad uno “Psicoterapeuta” piuttosto che ad uno Psicologo, con o senza specializzazione in psicoterapia, che sente magar più affine alle sue esigenze o più competente in specifiche aree della Psicologia, come la sessuologia, la psico-oncologia, la neuropsicologia, ecc.
Vogliamo forse partire dal pregiudizio che la psicoterapia sia sempre e comunque la scelta migliore per ogni singolo paziente? Tanto vale, allora, è cambiare la Legge e cancellare per sempre, in modo definitivo, gli Atti Tipici della Professione.
La libertà di scelta e di autodeterminazione, questo testo di Legge, sembra ignorarla e schiacciarla, alla faccia anche dell’articolo 4 del Codice Deontologico degli Psicologi:
[…] Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi.
Articolo 4 del codice deontologico degli psicologi
… e alla faccia anche dell’articolo 1 della Legge istitutiva del SSN:
[…] La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto
della dignità e della libertà della persona umana.LEGGE 23 dicembre 1978, n. 833 – Istituzione del servizio sanitario nazionale
Non entro, in questa lettera, nel merito di quanti potranno usufruire del “Bonus Psicologo”, e non entro nel merito di quanto piccolo o grande sia, per l’economia italiana, questo budget, messo a disposizione dallo Stato Italiano a favore della salute psicologica di un modesto numero di italiani a basso reddito.
Non sono un economista e non mi permetto di stabilire come debbano essere distribuite le risorse monetarie di un Paese, sulla base di una mia ideologia politica o di una mia simpatia/antipatia nei confronti dell’attuale governo italiano.
Entro, però, nel merito del significato simbolico e storico della Sua firma, essendo Lei l’attuale Presidente dell’Ordine Nazionale degli Psicologi.
Questa firma, a mio avviso, è una negazione del valore sanitario e terapeutico di tutti gli Psicologi, anche senza specializzazione in psicoterapia, i quali svolgono con responsabilità e competenza attività di diagnosi, prevenzione, sostegno e abilitazione-riabilitazione, volte sia alla valutazione dello stato di salute che al mantenimento e al recupero dell’integrità psicofisica, sessuale e relazionale di chi ha un disagio o un disturbo psicologico.
Concludo dicendoLe che, pur rispettando il Suo ruolo e comprendendo pienamente la necessità politica di fare dei compromessi, questa firma, a mio avviso, non andava apposta.
Lo Psicologo è per lo Stato Italiano un professionista sanitario, a prescindere dal fatto che sia anche psicoterapeuta.
Sappiamo benissimo, infatti, che in Italia non esiste la professione autonoma di psicoterapeuta e sappiamo benissimo che “psicoterapeuta” in Italia è solo una qualifica professionale abilitante ad una specifica terapia specialistica, detta psicoterapia, ma non una qualifica che abilita in senso lato alla cura psicologica, dato che lo Psicologo cura e fa terapia a prescindere dalla specializzazione in psicoterapia. Tutte le sue prestazioni clinico-sanitari sono terapeutiche, e per questa ragione esenti IVA, proprio perché fondate su un rapporto terapeutico finalizzato alla cura.
Lo psicologo valuta ed eventualmente propone l’interruzione del rapporto terapeutico quando constata che il paziente non trae alcun beneficio dalla cura e non è ragionevolmente prevedibile che ne trarrà dal proseguimento della cura stessa. Se richiesto, fornisce al paziente le informazioni necessarie a ricercare altri e più adatti interventi.
Articolo 27 del Codice deontologico degli Psicologi
A questo punto Le chiedo: secondo Lei, abbiamo tutti bisogno, sempre e comunque, di una terapia specialistica ovvero di una psicoterapia a prescindere dalla gravità e dei bisogni di cura dei pazienti/clienti?
Non ritiene che sarebbe in primo luogo valutare, attraverso una corretta diagnosi, e una corretta analisi della domanda, di cosa abbia bisogno il paziente prima di “obbligarlo” a sottoporsi a delle sedute di psicoterapia?
Ahimè, però, nel testo di legge, da Lei firmato, non è vi è possibilità di accedere a dei servizi preliminari di diagnosi necessari per valutare attentamente il caso clinico e quindi stabilire il corretto invio.
Quando sento notizie, come quella della Sua firma, ad un Decreto mal scritto, svalutante, e irrispettoso della libertà di scelta e autodeterminazione dei cittadini -di rivolgersi al professionista Psicologo che più gli ispira fiducia e che sente possa avere le giuste competenze per la risoluzione dei suoi problemi- provo vergogna, la vergogna di appartenere ad un Ordine che fa davvero molto poco per tutelare, a mio avviso, l’utenza, la sua salute e la sua libertà di scelta e autodeterminazione.
Tutelare l’utenza o meglio la salute psicologica dei cittadini, fine ultimo e più importante dell’Ordine degli Psicologi, significa – o quantomeno dovrebbe significare – secondo me, valorizzare tutti gli Psicologi, anche senza specializzazione, e soprattutto tutti gli Atti Tipici della Professione.
Essere orgogliosi, come sembra esserlo Lei, di una Legge che, secondo me, invece rappresenta -in alcuni suoi punti -un profondo fallimento per la Psicologia Italiana, gli Psicologi e la tutela degli Atti Tipici, dà ragione a tutti quei colleghi che in questi giorni, nei vari commenti pubblicati in rete, hanno espresso il desiderio o la fantasia di cancellarsi dall’Ordine degli Psicologi, percepito, come molto spesso accade, poco interessato a sostenere davvero una piena affermazione della Psicologia, e sempre più orientato a promuovere invece la formazione in psicoterapia e quindi, indirettamente, le tante Scuole di Specializzazione PRIVATE – perché in Italia, le Scuole di Specialità in Psicoterapia, sono tutte PRIVATE, tutte a pagamento e non si capisce perché nessun Ordine regionale o lo stesso CNOP metta in agenda la necessità di stimolare il Ministero della Salute ad aprire Scuole pubbliche in Psicoterapia o in altre aree della Psicologia Clinica, che siano accessibili, non solo a chi ha un buon reddito ma anche a chi ha le effettive competenze di base per accedervi, come avviene per i medici -che al contrario di noi psicologi, che dobbiamo sempre pagare- accedono a tale formazione per concorso, quindi per merito, e una volta entrati all’interno della Scuola hanno tutta la formazione, non solo gratuita ma pure, giustamente, retribuita.
Gentile Presidente, mi auguro che dopo questa firma, possa davvero fare qualcosa di serio non solo per stimolare le Istituzioni sanitarie a farsi carico dei bisogni di salute delle persone ma anche per abbattere il modello psicoterapeuticocentrico della cura, ovvero l’idea molto diffusa, ma assolutamente sbagliata, secondo la l’unica forma di cura psicologica efficace e valida sia sempre e soltanto la psicoterapia.
La invito pertanto non solo a prendere le distanze, in futuro, da simili decreti, scritti probabilmente da gente ignorante in tematiche psicologiche, ma far tutto ciò che è in suo potere per abbattere il modello psicoterapeuticocentrico della cura, e quindi abbattere luoghi comuni, pregiudizi e stereotipi che danneggiano il ruolo sanitario e terapeutico dello Psicologo.
E’ inaccettabile che in un Documento, pubblicato dal CNOP, “La professione di Psicologo: Declaratoria, Elementi Caratterizzanti ed Atti Tipici” si legga una definizione cosi generica e onnicomprensiva di psicoterapia:
L’attività di psicoterapia è rivolta alla risoluzione dei sintomi, e delle loro cause, conseguenti a psicopatologia, disadattamenti, sofferenza.
La professione di Psicologo: Declaratoria, Elementi Caratterizzanti ed Atti Tipici
Può rendersi conto, gentile Presidente, che l’esclusione degli Psicologi non Specialisti dall’intervento del Governo per far fronte all’emergenza sanitaria post-covid, è solo la punta dell’iceberg di un problema molto più vasto di cui nessuno sembra volersi prendere la responsabilità.
E’ inaccettabile che il CNOP pubblichi nel 2015 una tale descrizione di Psicoterapia che lascia intendere a moltissimi colleghi che la psicopatologia, il disadattamento e la sofferenza, di qualsiasi entità, siano un ambito di intervento esclusivo della psicoterapia quando dovremmo sapere bene che in tutte le professioni sanitarie la riabilitazione psicologica è quell’attività che mira al Recupero Funzionale (Recovery) di una persona che soffre a causa di una menomazione, una disabilità, una disfunzione, un disturbo.
Se non posso, in quanto Psicologo, occuparmi di psicopatologia, disadattamento e sofferenza, a che serve la mia formazione in ambito psico-traumatologico, sessuale e psico-oncologico, acquisita nel corso degli anni – per la quale ho speso parecchi soldi ed energie – e che fino a prova contrario mi hanno permesso di aiutare tanti pazienti?
A che servirebbero, più in generale, allora la diagnosi, il sostegno, la prevenzione (primaria, secondaria, terziaria) e le attività terapeutiche di abilitazione-riabilitazione in ambito psicologico? A cosa servirebbe l’articolo 1 della L. 56/89?
La ringrazio dell’attenzione e La invito a considerarmi a Sua disposizione.
Enrico Rizzo, Psicologo.